Come preannunciato, uno dei primi temi che il governo Berlusconi affronta è la cosiddetta "questione sicurezza". Le misure ipotizzate destano un fortissimo allarme e vengono giustificate anche per mezzo di una campagna di stampa e televisiva alimentata ad arte.
Il bisogno di sicurezza costituisce un'aspirazione di ogni cittadino a vivere in una società ospitale, accogliente, priva di paure e di fenomeni di criminalità, in un clima di solidarietà.
Si tratta di un'aspirazione giusta e seria con la quale, dunque, occorre confrontarsi seriamente.
Viceversa, stiamo assistendo ad una campagna di stampa, alimentata ad arte dal nuovo Governo, che tende a rappresentare il bisogno di sicurezza, sovente confuso con la sensazione di insicurezza, come la necessità di una società più repressiva non solo e non tanto nei confronti dei soggetti che delinquono, ma anche e soprattutto nei confronti dei "diversi", siano essi nomadi (non a caso, é stato rispolverato il termine dispregiativo, per anni scomparso dall'uso quotidiano, di "zingari"), extracomunitari, omosessuali o delinquenti.
Chi cavalca questa campagna di stampa intende scaricare sul "diverso" la responsabilità per una situazione di insicurezza complessiva, che si vuole trascurare per ridurla unicamente ad una insicurezza da microcriminalità, certamente esistente e da combattere, ma non certamente l'unico male che affligge la nostra società.
Scaricando su determinati individui o categorie di individui la rabbia del cittadino comune si crea un capro espiatorio che ci consente (?) di avere la sensazione di una risposta alla violenza, ma che non consente certamente di recuperare quel patto di solidarietà di cui tutti avremmo bisogno e che ci consentirebbe una vita serena.
In particolare, occorre smitizzare con forza la proposta identificazione della criminalità con l'immigrazione, quasi non esistesse la criminalità nostrana, ben forte, invece, come dimostrano, anche visivamente, alcune situazioni territoriali.
Non solo, ma il prezzo che viene pagato in termini di sacrificio dei diritti inviolabili della persona per tutti coloro che vengono individuati come capri espiatori, é assolutamente inaccettabile; già l'Unione Europea ha avuto modo di lanciare moniti all'Italia per le notizie che vengono da esponenti del nuovo Governo circa le misure che sarebbero in fase di realizzazione; mai si potrà ammettere che diritti umani fondamentali vengano sacrificati in nome di una risposta a esigenze, anche giuste, dei cittadini; un tale ragionamento rischia di portare come sua conseguenza, da un lato, alla introduzione della pena di morte per i casi di reati particolarmente efferati e all’abbandono della concezione rieducativi del carcere per coloro che abbiano più volte commesso reati, dall’altro, alla legittimazione di comportamenti privati da parte di cittadini che si facciano giustizia da sé: i recenti fatti di Napoli sono istruttivi, in questa logica, e certamente essi rischiano di non restare fatti isolati: ronde, giustizia del "fai da te" possono estendersi a macchia d'olio, anche grazie all'enfatizzazione che di questi fenomeni viene compiuta da maggioranza e mezzi di comunicazione.
In una situazione politica di asserita pacificazione, c'é il rischio concreto che manchi in Parlamento una voce forte che si alzi a contrastare quei provvedimenti annunciati, così limitativi della libertà e della dignità degli individui; apprendiamo con un qualche sollievo che il PD ha espresso la sua contrarietà all'introduzione del reato di immigrazione clandestina; speriamo che questo sia il segnale di un atteggiamento di rigida difesa dei principi di uguaglianza e di libertà, che sono, o dovrebbero essere, patrimonio di tutta l'umanità, ma che certamente sono valori fondanti della nostra Costituzione.
Perché questi principi vengano difesi in maniera rigorosa, i Giuristi Democratici
rivolgono un pressante appello
a tutti i democratici italiani, a coloro che hanno sempre creduto che ogni discriminazione vada combattuta, che ritengono che il fenomeno dell'immigrazione sia determinato da squilibri nell'assetto dell'economia globale del pianeta, tali da costringere masse di persone a riversarsi nel mondo opulento per sfuggire alla miseria ed alla morte, che una scelta non é necessariamente giusta perché fatta democraticamente dalla maggioranza dei cittadini, che pensano che i "diversi" vadano tutelati in maniera ancora più rigorosa perché hanno meno difese, che ritengono che le iniziative "private" dei cittadini per una giustizia autogestita costituiscano il prodromo per una generalizzazione della violenza che fa a meno dello Stato, cui le parole degli esponenti leghisti sull'uso delle armi conferisce nuova linfa,
affinché si alzi un forte coro di allarme
contro questa deriva antidemocratica e razzista, per invitare le forze politiche della sinistra a mantenere alto il livello di difesa per la salvaguardia di quei principi insiti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, nella nostra Costituzione e nella Carta di Nizza.
Vogliamo concludere ricordando i versi, molto spesso ricordati, ma evidentemente non compresi nella loro tragica attualità, di Bertolt Brecht:
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè
rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano
antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi
erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non
ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a
protestare.
Torino, 20 maggio 2008.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI