Desi Bruno affronta il tema dell'involuzione "mercantile" del processo penale, dove la ricerca dell'efficienza va a scapito della giustizia e l'obbligatorietà dell'azione penale sembra divenire un lacciuolo da recidere. Il testo del suo contributo nell'allegato.
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30 agosto 2003
APPUNTI PER UNA RIFLESSIONE CRITICA SUL PROCESSO PENALE
Il carattere "mercantile" dell'attuale processo
Il "favor" per i riti alternativi
Processo accusatorio ed effettività del giusto processo
La tutela della persona offesa
La difesa dell'obbligatorietà dell'azione penale
Separazione delle carriere o separazione delle funzioni
La ridefinizione della parte sostanziale
Dal testo:
"Un primo importante punto di riflessione sta dunque nel difficile rapporto tra il soddisfacimento di esigenze deflattive, e il rispetto della necessità di salvaguardare l'esigenza, connaturata al processo "giusto", di non escludere nessuno da un accertamento pieno o comunque da una scelta consapevole delle opzioni processuali, e comunque non determinate da deficit economici e sociali, così come peraltro previsto dall'art. 3 co. 2 Cost."
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"Il giusto processo non vale per quel modello di regolamentazione giudiziaria dei conflitti che assume sempre più forte connotazione di classe. Non a caso si parla da tempo di "doppio binario", di diritto penale "speciale" a rimarcare come la giustizia regoli il proprio cammino e le proprie modalità espressive e regolamentari a secondo della rilevanza e connotazione sociale di chi resta coinvolto."
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"Sul versante opposto l'attuale governo di centro-destra ha inaugurato, o meglio consolidato una fuga dal processo per tutti coloro che, per ragioni politiche, economiche o "altre", meritano di essere legibus soluti, fino ad una concreta normazione ad hoc (dalla legge Cirami a quella sulle rogatorie, ecc.), ed ha instaurato un regime di privilegio che va molto oltre la normazione di classe propria di ogni stato liberal-borghese."