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 Dai vagabondi ai lavavetri - Luigi Ficarra

Pubblicato da Redazione 20-09-2007 10:55
:: Giustizia
 

Riflessioni in merito alle forme di diffuso odio verso gli emarginati e gli immigrati - di Luigi Ficarra

Spunti per leggere e interpretare l'evoluzione da "i delitti e le contravvenzioni contro l'ordine pubblico" alle ordinanze sindacali contro i lavavetri.

Quanto sta avvenendo in questo periodo storico, nell’arco della nostra esistenza, è paragonabile allo spostamento di grandi masse di contadini dalle campagne alle città in conseguenza della "recinzione delle terre" avvenuta in molte parti d’Europa, e specie in Inghilterra, a partire in particolare dal XIV secolo, in favore e per iniziativa della grande proprietà fondiaria: recinzione di terre demaniali e, quindi, comuni, dove vivevano, usufruendone dei relativi frutti, grandi moltitudini di contadini, i quali ne furono cacciati, venendo quelle terre, ora chiuse, date in affitto, a prezzi elevati, dai latifondisti. (Come avvenne con la ducea Nelson di Bronte dopo il 1799). Le masse di contadini cacciati via vennero a formare un esercito di proletari a basso prezzo che solo in parte, già nel ‘500, fu utilizzato dalla nascente industria manifatturiera, mentre nella stragrande maggioranza fu costretto a vagare nelle periferie delle città in cerca di un tozzo di pane: "i vagabondi, gli sradicati, i senza fissa dimora". E la nascente forte borghesia agraria, il nerbo del potere allora costituito, per proteggere le persone dabbene e soprattutto perché non venisse disturbata la loro vista dagli scarti della società, emanò le leggi contro il vagabondaggio da essa stessa, con le sue scelte di “recinzione delle terre”, generato.
Chi non ricorda i film americani che vedevamo da ragazzi sui Pelle Rossa presentati come cattivi, quando invece furono, come sappiamo, vittime della conquista violenta da parte nostra delle terre poi chiamate “America”, vittime della più grande shoah che la storia umana abbia mai generato ?.

Oggi, vinta dall’occidente capitalistico la terza incruenta guerra mondiale, abbiamo economicamente ed anche politicamente conquistato la stragrande maggioranza dei paesi dell’est Europa, dove prima vigeva il c.d. socialismo reale, e dopo la guerra contro l’Jugoslavia, distrutta la federazione che la teneva unita, abbiamo esteso il nostro dominio economico in Croazia, Slovenia, Montenegro, la regione del Kossovo, l’Albania. In tutti questi paesi è stata realizzata una privatizzazione selvaggia ed in molti di essi comandano direttamente le cosche della mafia. La distruzione del tessuto politico sociale ed il drammatico forte impoverimento che ne è conseguito hanno determinato lo spostamento di masse enormi di uomini verso i paesi dell’Europa occidentale e, quindi, pure verso l’Italia.

A questo aggiungiamo le devastanti conseguenze dello schiavismo e del colonialismo europeo in quella vasta parte del pianeta, chiamata dispregiativamente “terzo mondo”, da noi sfruttato e depredato nel corso di lunghi secoli: da tanti anni c’è una continua inarrestabile migrazione da questo “terzo mondo” verso i paesi ricchi, Italia compresa, di tanta povera gente, un’umanità sofferente, disperata ed umiliata, che chiede solo un lavoro, non un legittimo risarcimento degli spogli subiti da noi con inaudita e feroce violenza.

Ebbene, la destra oggi presenta il fenomeno della miseria, del vagabondaggio, della “questua”, dei lavavetri, come causa e non come effetto delle scelte da noi compiute e grida: “ordine – ordine”, quando siamo stati noi a creare e determinare il vero disordine. E, come con i “vagabondi” causati dalla “recinzione delle terre”, la grossa borghesia, che si avvale anche della cultura razzista diffusa a piene mani dalla “Lega Nord”, chiede misure di sicurezza. “Sorvegliare e punire”, come ci ha spiegato Foucault, è il suo motto da circa cinque secoli: basti ricordare non solo quelle numerose da prima sorte in Inghilterra, ma in particolare la grande casa di correzione eretta in Amsterdam verso la metà del XVI secolo, la tristemente famosa Rasp House”, in cui venivano rinchiusi tutti i c.d. “vagabondi” generati dalla società capitalistica già lì ampiamente sviluppata; basti ricordare pure, come ha recentemente fatto il Presidente dell’associazione Antigone, che nel ‘700 venne dato ai magistrati, in Inghilterra, con il "Vagrancy Act“ il potere di far fustigare o imprigionare mendicanti, attori girovaghi o giocatori d’azzardo, zingari, venditori ambulanti …. ed incarcerare i pazzi vagabondi … e tutte le persone che alloggiavano .. all’aria aperta, senza poterne rendere conto”.

Come sappiamo l'ideologia securitaria è stata sempre l'anticamera di ogni fascismo ed è noto che anche le SS si chiamavano "squadre di sicurezza".
Purtroppo anche settori dell’Unione si dimostrano succubi di questa ideologia, come ci dicono le proposte recentemente fatte dal ministro Giuliano Amato e quelle reazionarie e ”stupide”, come le ha definite Massimo Cacciari, fatte purtroppo da sindaci del centro sinistra (Firenze, Pavia, Bologna, Torino, Genova, contro le prostitute a Padova e contro gli zingari pure a Roma). L’attacco contro vagabondi, mendicanti, lavavetri, prostitute, zingari, ha una valenza apertamente razzista, essendo rivolto al cento per cento contro i “diversi”, contro gli immigrati, che noi abbiamo chiamato nei nostri paesi, sradicandoli dai loro con le nostre lucide e determinate scelte economiche e politiche di dominio. Viene diffusa come senso comune specie dalla della Lega e dalla sua cultura fascista, l'equazione criminalità = immigrazione. E così vorrebbero farci tornare indietro di oltre due secoli e mezzo, cancellando il pensiero di Beccarla, del Manzoni de “La colonna infame”, libro che, come ben diceva Sciascia, tutti i democratici dovrebbero leggere ed imparare a memoria, l’antifascismo (vedi le tristi e volgari scelte fatte dal sindaco Tosi di Verona), la nostra Costituzione, che nel suo articolo centrale, il 3, dice che “tutti siamo uguali davanti alla legge, senza distinzioni di .. razza … (e) di condizioni personali e sociali”; e gli immigrati, secondo la cultura giuridica più avanzata, elaborata dalla stessa Corte costituzionale, sono da considerare cittadini di pieno diritto.
Non viene rappresentato l'allarme dato da: a) criminalità organizzata; b) speculazione edilizia e concentrazione di grandi patrimoni immobiliari che rendono proibitivi i costi degli alloggio; c) abbandono di palazzi sfitti, caserme abbandonate, non requisiti per darli ai diseredati e sfruttati; prevalenza assoluta del lavoro precario ed insicurezza di vita; assassini sul lavoro, causati da infortuni dovuti alle condizioni di sfruttamento ed al mancato rispetto della normativa vigente, quindi, largamente prevedibili; inquinamenti di territori (con gravissimi danni alla salute); sofisticazioni alimentari spesso legalizzate (uso consentito di additivi che causano malattie); dolosi comportamenti – vere e proprie truffe - delle grandi imprese ai danni dei consumatori; connivenze di rappresentanti politici e istituzionali con forme organizzate di criminalità; rapine al patrimonio pubblico nella gestione illegale della cosa pubblica; grandi evasioni fiscali; uso dei meccanismi finanziari per il riciclaggio di “denaro sporco”; etc.
Ritengo abbia ragione don Roberto Sardelli, di "scuola 275 di Roma", a dire che "non si vuole combattere la povertà e le sue cause ma i poveri, buoni quando vivono in Africa, fastidiosi quando stanno sotto casa".

Il magistrato Gaetano Campo, in un recente scritto di questi giorni, afferma anch’egli, autorevolmente, che occorre “cercare di fermare questa deriva che ci sta facendo rotolare sempre più velocemente verso approdi di natura fascista”. E ricorda efficacemente che “l'ultima relazione del procuratore generale (della Cassazione) per l'inaugurazione dell'anno giudiziario che risale al 2005 - poi è stata abolita -, segnalava la diminuzione, peraltro in atto da almeno quattro anni, delle denunce per i reati più gravi, come gli omicidi, le rapine, i furti e le lesioni gravissime, questo senza l'adozione di misure speciali e solo con un uso attento e razionale degli ordinari strumenti di prevenzione e repressione”. Ed aggiunge che “la provincia di Treviso, per far riferimento alla zona da cui partono le richieste di ripristino della pena di morte, è la penultima provincia del Veneto quanto a livelli di criminalità”. “Il dato dell'aumento degli omicidi di Padova è legato a vicende specifiche e non riproducibili, collegate al mercato degli stupefacenti, mentre la diminuzione delle rapine, in aumento solo a Belluno, e degli omicidi, è segnalata in tutte le altre province”. “Le relazioni - scrive ancora il dr. Campo - segnalano un aumento dei reati di bancarotta e usura e dei reati in materia di pedofilia, che notoriamente non vengono commessi da lavavetri o generalmente da poveri, per cui sarebbe interessante capire come mai l'ansia di ripristino della legalità non si estenda anche a queste aree”. E conclude, dicendo che anche secondo la sua opinione “le vicende della sicurezza costituiscano il pretesto per l'adozione di politiche restrittive dirette a sostituire agli ordinari strumenti di assistenza e sicurezza sociale misure repressive e di polizia, associando genericamente fatti e fenomeni diversi e mettendo nello stesso calderone omicidi efferati, fatti di inciviltà privi di rilevanza penale o semplici manifestazioni di mendicità”.

Riprendendo quanto dicevo più sopra, va rilevato che quella che Bobbio chiamava la vera unica grande emergenza del nostro paese, esistendo la quale - egli giustamente diceva - non può parlarsi di Stato di diritto: il fatto che un terzo del territorio nazionale sia controllato dalle mafie, passa in secondo ordine. Va detto con forza che invece di proporre pacchetti "sicurezza" contro i poveri cristi, che, ripeto, noi stessi abbiamo originato con le nostre politiche, il governo dovrebbe, ricorrendo, ove occorra, anche al voto di fiducia, far votare con procedimento d’urgenza dal Parlamento i progetti già da tempo elaborati dalle apposite commissioni ministeriali, di riordino, in un testo unico, di tutta la normativa antimafia; dovrebbe dare, con vera giustificata urgenza e senza indugio, attuazione, emanando il relativo regolamento, alla legge che il Parlamento della Repubblica approvò ancora nel 1991, istituendo l’archivio unico dei conti correnti, essenziale nei processi di mafia e corruzione (vedi Berlusconi, Dell’Utri, ed altri simili consociati). Ancora aspettiamo, mentre il ministro Amato ha l’impudenza di parlare di "pacchetto" sicurezza contro gli emarginati. Pensa egli forse, assieme a quelli che sono con lui concordi, che i cittadini di Milano e di altre grandi città del Nord - a quanto si dice anche Padova -, ed i cittadini di intere regioni del nostro amato Sud si sentano più turbati da un povero lavavetri e-o da un questuante che non dalla giornaliera, costante, minacciosa ed economicamente deleteria presenza delle estorsioni e delle prevaricazioni delle organizzazioni criminali delle mafie ? Crede davvero il ministro degli interni attuale alla favola, di cui ha l’impudenza di parlare alla pari di un Gasparri qualsiasi, del passaggio dalla micro alla grande criminalità ? Pensa forse che i Riina, i Provenzano, i Dell’Utri abbiano nella loro vita percorso prima la strada dei lavavetri, dei questuanti, dei prostituti, dei vagabondi senza fissa dimora?

Quella di cui ho parlato in queste righe è una battaglia politico culturale che anche i giuristi democratici di Padova stanno conducendo con convinzione e determinazione.
Padova 8 settembre 2007

Luigi Ficarra