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Pubblichiamo l'articolo apparso su Il Manifesto del 13 luglio 2007 sul dibattito nel Parlamento e nelle aule di giustizia sulle modifiche all'ordinamento giudiziario.
L'appello
dei GD citato nell'articolo può essere letto nella sezione Comunicati di questo sito.
Il programma dell’Unione delineava in modo chiaro quali dovevano essere le modifiche da apportare alla sciagurata riforma Castelli dell’ordinamento giudiziario, ma l’emergere di contrasti ha indotto il ministro Mastella a ritardare per mesi la presentazione di un disegno di legge e oggi costringe il Senato a discutere in fretta una parziale modifica della legge Castelli. L’incubo del 31 luglio – data ultima entro la quale devono essere approvate le nuove norme – ha indotto a stralciare parti importanti del disegno di legge sulle quali il centrosinistra è diviso, alla faccia del programma presentato agli elettori. La corsa contro il tempo ha finito per produrre un risultato: acuire la necessità per le associazioni dei magistrati e degli avvocati di far sentire la loro voce e, soprattutto, di alzare i toni sulle istanze più corporative. Così la prossima settimana gli avvocati manifesteranno contro le ingerenze dell’ANM e i magistrati contro quelle degli avvocati. In realtà alcune associazioni di avvocati, si veda l’Associazione Nazionale Forense, apprezzano l’impianto complessivo delle modifiche in via di approvazione. E anche trai magistrati emergono significative divergenze. Deve essere chiaro che oggi al Senato si stanno approvando poche, ma essenziali modifiche. Si elimina la sostanziale separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri prevista dalla legge Castelli e si introduce una rigorosa separazione fra le due funzioni. Si elimina il sistema dei concorsi per la carriera e si introduce una valutazione periodica del magistrato con criteri chiari e predefiniti di giudizio. Si introduce un limite temporale alle funzioni direttive in magistratura. Si eliminano le interferenze della Scuola Superiore della Magistratura sulla valutazione dei magistrati. Non tutte le modifiche sono pienamente condivisibili, ma tutte sono migliorative e, soprattutto, tutte eliminano i più eclatanti pericoli contenuti nella legge Castelli per l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Anche quella proposta dall’ulivista Manzione e approvata con i voti dell’opposizione. Se le astensioni indette da alcune associazioni di avvocati mirano a far entrare in vigore la legge Castelli e non si possono condividere proprio per il loro contenuto, la decisione dell’ANM di indire uno sciopero dei magistrati è fonte di fortissima perplessità. Nessun dubbio che anche i magistrati abbiano il loro diritto di sciopero, ma per il fatto di incarnare uno dei poteri dello Stato questo diritto non può che esplicarsi con modalità e finalità del tutto peculiari. Se si tratta di scioperare contro un disegno di legge in via di approvazione che regola il proprio ordinamento, solo forti ragioni di pericoli costituzionali possono giustificare una tale scelta. E questi pericoli non appaiono all’orizzonte. Come Giuristi Democratici, quando i ritardi nella discussione della legge sembravano pregiudicare ogni mutamento, avevamo lanciato un appello per una rapida approvazione di quelle modifiche che riteniamo fondamentali e irrinunciabili. Oggi ci sembra di poter dire – salvo smentite nelle prossime votazioni – che gran parte di quelle indicazioni stanno per essere recepite, ma che rimangono aspetti da modificare e sui quali si dovrà tornare, fra i primi le regole di accesso alle scuole di specializzazione propedeutiche al concorso di accesso alla magistratura – per eliminare i rischi di una preselezione basata sul reddito della famiglia d’origine – e la norma sull’organizzazione gerarchica delle Procure della Repubblica.
Raffaele Miraglia (Associazione Giuristi Democratici)
Pubblicato da Redazione 24-07-2007 11:35
Ancora una volta siamo in presenza di un'astensione dalle udienze di rilevante durata da parte dell'avvocatura, questa volta con la sorprendente novità della identità di vedute tra Unione delle Camere Penali e OUA, fino ad ora in netta contrapposizione.
Le ragioni di questa astensione sono state rinvenute nella contrarietà al Progetto Mastella sull'Ordinamento Giudiziario ed in particolare sulla questione della partecipazione degli avvocati ai Consigli Giudiziari; nelle more, il Senato ha approvato la nuova normativa che ha stabilito che gli avvocati non partecipino ai lavori dei Consigli Giudiziari quando si discutano i pareri per la valutazione della professionalità dei magistrati; in definitiva, il nuovo testo conferma, sul punto, quanto previsto dalla Riforma Castelli!
Ora, se é vero che comunque la questione é assai discutibile, occorre anche considerare che oggi i Consigli dell'Ordine assumono nei Consigli Giudiziari un peso maggiore che in passato, attraverso le segnalazioni in merito alla professionalità dei magistrati, di cui sia il capo dell'ufficio, sia il Consiglio Giudiziario devono tener conto ai fini degli avanzamenti in carriera.
Dunque, é difficile pensare che l'astensione, in particolare quella promossa dall'OUA, apertamente schierata, nella delibera di indizione dell'astensione, sulle posizioni del precedente Governo, laddove esalta il (presunto) confronto tra la politica ed i soggetti della giurisdizione "nella prospettiva di garantire una riforma ispirata solo a principi di laico e sano efficientismo, nell'ovvio rispetto delle garanzie", possa essere mantenuta in una situazione, per un verso, sostanzialmente identica a quella delineata dalla Riforma Castelli e, per altro verso, in presenza di un maggior peso assunto dall'avvocatura attraverso le segnalazioni.
Le vere novità nella materia sono, invece, da rinvenirsi nel fatto che l'avvocatura ha riconquistato una qualche autonomia dalla politica, nel momento che i suoi membri nei consigli giudiziari sono, a differenza di quanto prevedeva la Riforma Castelli, nominati tutti dal CNF, laddove il D.lgs. 25/2006 prevedeva che due membri (su quattro) fossero avvocati nominati dai Consigli Regionali.
In conclusione, stiamo parlando di questioni, pur rilevanti, ma che non attengono ai veri problemi della giustizia e, conseguentemente, non possono in alcun modo giustificare un'astensione come quella in corso.
Per tali ragioni, l'Associazione Giuristi Democratici ribadisce la propria ferma contrarietà all'astensione indetta da UCPI e OUA.
Torino, 17 luglio 2007
ASSOCIAZIONE GIURISTI DEMOCRATICI