Pubblichiamo la lettera che l'avv. Daro Rossi ha inoltrato al Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di genova per dare notizia del viaggio in Palestina, dedicato ad organizzare sostagno ai detenuti palestinesi minorenni, e per chiedere sostagno e intervento.
Sulla questione dei detenuti palestinesi minorenni nelle carceri israeliane è possibile consultare in questo sito - nella sezione internazionali - il dossier "I minorenni palestinesi detenuti in Israele".
Spettabile Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Genova
Vi comunico che dal 3 al 11 giugno, una delegazione di avvocati e magistrati organizzata dai Giuristi Democratici, si recherà in Palestina con l'intento specifico di studiare le condizioni dei detenuti minori palestinesi nelle carceri israeliane.
Sono in programma incontri con i minori ex detenuti, con i loro avvocati, in particolare con quelli dell'organizzazione Defence For Children Palestine Section, che redigono ogni anno dei rapporti dettagliati sulle condizioni dei detenuti minori palestinesi.
Sono previsti incontri con DCI nei vari centri in cui esso è operativo, in Ramallah, Bethlemme, Hebron.
Mi permetto di segnalare l'iniziativa, auspicando che in futuro il nostro Ordine possa dedicare a questa tematica una delle sue iniziative. Mi permetto inoltre di segnalare la possibiltà di invitare presso il nostro Ordine, possibilmente in collaborazione con gli ordini di altri distretti di corti d'Appello, dei colleghi israeliani e palestinesi impegnati nella difesa dei minori palestinesi, per parlare delle condizioni in cui viene svolta la loro professione.
Si segnalano di seguito alcune delle particolarità che hanno destato il nostro interesse di giuristi, e che rendono particolarmente drammatica le condizioni dei detenuti minori palestinesi.
Dal 2000 ad oggi sono stati arrestati dall'esercito israeliano circa 6000 minori palestinesi, di cui 700 solo nel 2007; solo un terzo sta scontando una pena regolarmente.
Una ventina sono trattenuti in detenzione amministrativa (dunque senza alcuna accusa specifica, senza processo, senza possibilità di difendersi), per un tempo di 6 mesi che possono essere prorogati a discrezione delle autorità militari.
Non esistono procedure differenziate per il trattamento dei minori, durante la cattura, engli interrogatori, nella detenzione.
Esistono delle ordinanze militari che fissano in 16 anni la maggiore età per i palestinesi, contro i 18 per gli israeliani, l'età peraltro viene determinata al momento della sentenza e non in quello della commissione del fatto.
Recentemente gli avvocati dei minori si sono rifiutati di continuare nelle pratiche di patteggiamento, che sono state finore seguite per ottenere degli sconti di pena e un atteggiamento più morbido dell'accusa, e che d'ora in poi adotteranno tutte le procedure di difesa previste dal codice.
I processi contro i minori palestinesi sono condotti non da tribunali ordinari o da tribunali minorili, ma dalle Corti Militari, e il complesso delle norme legali contenute negli Ordini Militari è costantemente cambiata ed aggiornata dalle Ordinanze Militari. Le ordinanze militari formano una cornice regolamentare per il controllo di Israele sui palestinesi che vivono nei territori occupati. Non c’è un processo legislativo democratico per la promulgazione di queste ordinanze; esse sono emesse come decreti dai comandi militari israeliani della zona e, in molti casi, guadagnano immediatamente lo stato di diritto. Le procedure delle Corti Militari non prevedono la nomina di difensori di ufficio in caso di imputati non abbienti o privi di difensore. I principali ostacoli che incontrano gli avvocati nella loro difesa che rendono le procedure utilizzate da Israele non conformi agli standards internazionali sono le seguenti:
· Gli avvocati devono superare spesso ostacoli burocratici per incontrarsi con i loro clienti.
· I bambini vengono spesso spostati da un posto di detenzione a un altro senza che l’avvocato ne sia informato.
· Durante i colloqui con il cliente le autorità israeliane sono generalmente presenti, violando così il rapporto professionale tra l’avvocato ed il fanciullo.
· Per i minori tenuti in detenzione amministrativa, non viene fornito all’avvocato alcun dettaglio sulle accuse che vengono mosse al minore.
· Gli avvocati non possono incontrare i loro clienti minori fino a dopo che non siano finiti gli interrogatori.
· L'ordine militare 1500, proibisce qualsiasi contatto con gli avvocati per un periodo iniziale di diciotto giorni, rinnovabile fino ad un totale di novanta.
· Gli avvocati palestinesi incontrano ostacoli sia nel muoversi all’interno del territorio palestinese a causa dei numerosi check point,
· Gli avvocati palestinesi spesso non hanno il permesso di recarsi in Israele per assistere i loro clienti nel caso in cui i minori siano incarcerarti in una struttura israeliana.
· Presso la Corte militare in Beit El gli avvocati non possono accedere ai servizi di fotocopiatura neppure per fotocopiare gli atti del fascicolo del cliente.
· Non hanno accesso ai servizi di traduzione, mentre i documenti sono spesso solo disponibili in ebraico.
· Ai cancelli del centro di detenzione di Ofer gli avvocati devono aspettare molte ore.
· Sono soggetti a molestie e perquisizioni corporali.
· Talvolta i processi vengono svolti di notte.
· Gli avvocati non hanno accesso alle liste dei detenuti che devono essere processati il giorno seguente e c'e' stato un numero di casi in cui i detenuti palestinesi sono stati giudicati e processati senza la presenza dei loro legali.
· In molti casi viene negato il diritto al colloquio per "ragioni di emergenza" in particolare alle prigioni di Hadarim e Asqualan. [1]
Avv. Dario Rossi
segretario sezione genovese associazione Giuristi Democratici.
[1] Informazioni tratte da un articolo del 13/06/02 di LAW, che è una Societa' Palestinese per la Protezione dei Diritti Umani e l'Ambiente. E’ un'organizzazione non governativa che si dedica al rispetto dei diritti umani attraverso la difesa legale. Law e' affiliata alla Commissione Internazionale dei Giuristi (ICJ), la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) e l'Organizzazione Mondiale contro la Tortura (OMCT)