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Comunicato del 29.01.2008
La drammaticità di quanto sta accadendo a Gaza é sotto gli occhi di tutti; noi, come Giuristi Democratici, abbiamo il dovere di sollecitare tutte le istituzioni, le associazioni ed i cittadini che abbiano a cuore la difesa del diritto alla vita e la salvaguardia del diritto internazionale, a fare sentire alta la loro voce ed a richiedere un intervento immediato delle Nazioni Unite che imponga il cessate il fuoco.
In questo momento drammatico per la popolazione civile della Striscia di Gaza devono passare in seconda linea la diversità di posizioni circa la forma del futuro Stato Palestinese e l'assetto dell'area, le diverse posizioni sulle condotte di Hamas e di Al Fatah per preoccuparsi della necessità di fermare, innanzitutto, quello che appare già come un vero e proprio genocidio annunciato e per nulla giustificato dalle pur presenti ragioni di sicurezza di Israele.
Occorre riaffermare con forza la necessità del prevalere della legalità internazionale, della tutela del diritto alla vita delle popolazioni civili, siano esse palestinesi o israeliane, del rispetto dei diritti umani, riaprire un tavolo di trattativa che parta dal rispetto di questi fondamentali valori e consenta ai due popoli un'esistenza finalmente serena.
Occorre finirla con l'indifferenza di fronte alle sofferenze umane e allo scempio del diritto; in questo senso i Giuristi Democratici stanno promuovendo e promuoveranno sit-in e iniziative di informazione e di solidarietà in diverse città italiane.
Torino, 29 dicembre 2008
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI
Pubblicato da Redazione 29-01-2009 08:34
Per vari, interminabili giorni, le forze armate israeliane, dotate di armamenti sofisticati e micidiali, alcuni ancora in fase di sperimentazione, si sono accanite contro la popolazione di Gaza, causando la morte, secondo il Palestinian Center for Human Rights, di 1.285 persone, delle quali 1.062 civili, fra cui 280 bambini.
Motivazione ufficiale di tale attacco è stato il lancio di alcuni missili dal territorio di Gaza a quello israeliano. Secondo vari osservatori, però, l’attacco era da tempo pianificato e fa parte di un progetto di pulizia etnica complessiva della popolazione palestinese. Sempre nell’ambito di tale progetto sarebbe ricompreso il blocco ermetico del territorio, che non ha permesso per lungo tempo neanche l’arrivo dei beni di prima necessità. Secondo gli stessi osservatori colpisce il cinismo del governo israeliano, che ha scelto con cura i tempi dell’offensiva, avendo riguardo da un lato agli ultimi giorni della nefasta presidenza statunitense di George W. Bush e dall’altro all’incombere delle elezioni israeliane, nelle quali punta ad affermarsi la destra oltranzista del Likud a spese dell’attuale coalizione Kadima-Laburisti. Le scelte fatte da quest’ultima parrebbero quindi rappresentare un compromesso, inaccettabile per i suoi esiti, con le posizioni oltranziste espresse dalla destra che, in alcune sue componenti, come quella di Lieberman, non si perita di caldeggiare lo sterminio totale della popolazione della Striscia di Gaza mediante armi atomiche.
Come che sia, non può essere sottaciuta, dal punto di vista del diritto internazionale, la grave violazione da parte di Israele di elementari principi di proporzionalità nella risposta e l’uso di armi con effetti letali ed indiscriminati in un’area ad alta densità di popolazione, fra cui quelle al fosforo bianco, come accertato da Amnesty International. Beninteso anche il lancio di missili da parte delle milizie palestinesi costituisce una violazione del diritto internazionale e in alcuni casi può costitire un crimine. Ma le violazioni e i crimini compiuti da Israele sono di entità incomparabilmente più grave. Sono state usate armi letali che hanno causato massacri fra la popolazione civile. Sono stati deliberatamente colpiti ospedali, ambulanze ed edifici dove le Nazioni Unite ospitavano profughi, provocando un gran numero di vittime. Sono stati deliberatamente impediti i soccorsi. Israele si è reso inoltre colpevole della violazione dei suoi doveri di Potenza occupante, applicando una punizione collettiva a un territorio che giuridicamente deve considerarsi tuttora occupato, dato che mantiene il controllo sulle frontiere (alternativamente dovrebbe considerarsi l’attacco un atto di aggressione, ovviamente altrettanto proibito dal diritto internazionale).
Di fronte a tali crimini, che siano qualificati come crimini di guerra o contro l’umanità, urge una risposta adeguata della comunità internazionale. Tale risposta, a ben vedere, è l’unica alternativa al permanere e aggravarsi del conflitto, all’estendersi ed approfondirsi del solco di odio che le azioni belliche hanno scavato. Infatti, come ben recita uno slogan la cui saggezza non potrà mai essere abbastanza sottolineata, “non c’è pace senza giustizia”. E’ stato ipotizzata, al riguardo, la creazione di un Tribunale internazionale specifico che potrebbe essere costituito su decisione del Consiglio di sicurezza o, qualora questo, come probabile, si trovi nell’impossibilità di operare per il veto di un membro permanente, della stessa Assemblea generale. Si tratterebbe dell’unico modo per giudicare e punire i crimini, dato il rifiuto israeliano di sottoscrivere l’Accordo istitutivo della Corte penale internazionale, che neanche l’Autorità nazionale palestinese e l’Egitto hanno del resto firmato. In determinati Paesi resta inoltre aperto il ricorso alla giurisdizione nazionale, qualora essa presenti forme di universalità. Come passo preliminare va richiesta, come fatto ultimamente da tre organizzazioni non-governative , tra le quali la Federazione internazionale dei diritti umani, che hanno spedito una missione nell’area dopo la cessazione delle ostilità, la costituzione di una Commissione internazionale di inchiesta che accerti in modo particolareggiato le violazioni commesse. Tale missione ha a sua volta del resto ribadito la necessità di punire gli autori dei crimini e di togliere immediatamente e con effetti permanenti il blocco a Gaza.
Giova peraltro ricordare che Israele si è reso colpevole di altre violazioni e in particolare, come accertato dalla Corte internazionale di giustizia nel suo parere relativo al muro dell’8 luglio 2003, deve rispettare, anche in relazione a tale vicenda, il diritto di autodeterminazione del popolo palestinese e i propri obblighi derivanti dal diritto internazionale umanitario e dal diritto internazionale dei diritti umani. La stessa Corte internazionale di giustizia, in tale occasione, ha affermato che tutti gli Stati sono obbligati a concorrere nell’imporre il rispetto di tali diritti ed obblighi.
Quella che pare necessaria ed urgente è quindi, in ultima analisi, una ferma presa di posizione della comunità internazionale che porti ad un mutamento da parte israeliana della politica fin qui perseguita, della quale il massacro di Gaza costituisce l’ultimo frutto velenoso.
Occorre in particolare, in tale ottica, garantire il rispetto delle istituzioni palestinesi democraticamente elette e l’avvio di un dialogo effettivo tra tutte le parti in causa, compresa Hamas, possibilmente nell’ambito di un governo palestinese di unità nazionale come più volte richiesto dal leader storico dell’OLP tuttora incarcerato da Israele, Marwan Barghouti. Un altro punto importante è l’istituzione di una forza internazionale di interposizione e di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite lungo i confini del 1967, come protezione per la popolazione civile.
Su tutti questi temi i giuristi democratici sono fortemente impegnati a livello nazionale, europeo e internazionale (cfr. i siti web www.giuristidemocratici.it; www.ejdm.de; www.iadllaw.org). I giuristi democratici invieranno prossimamente una missione nell’area per documentare i crimini e le loro conseguenze. Per dare maggiore forza e risonanza a questo tema vanno organizzati, come è stato già autorevolmente proposto, tribunali di opinioni che preparino il terreno per l’intervento per tribunali veri e propri.
Questo è il momento di soccorrere i feriti e i superstiti, forzando finalmente l’odioso blocco israeliano a Gaza, ma anche di far valere con fermezza responsabilità che non possono restare impunite, nell’interesse supremo della pace e della giustizia.
L’iniziativa su quest’ultimo tema si inserisce peraltro in una più ampia strategia volta a modificare radicalmente l’atteggiamento delle parti in causa, in primo luogo del governo israeliano, creando le premesse per una pace stabile nell’area.
Il necessario intreccio fra pressioni esterne efficaci, comprese sanzioni di tipo economico o altre misure pacifiche, ed appoggio al campo pacifista che in Israele continua ad esistere, seppure per il momento in modo minoritario, unitamente al rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite, paiono costituire, in effetti, l’unica strada per arrivare a una pace giusta e definitiva nell’area medio-orientale, che deve essere basata sulla piena realizzazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. L’unica strada per garantire pace e sicurezza a tutti coloro che risiedono in quest’area tormentata, dalla quale dipendono per molti versi i destini del Mediterraneo e del mondo intero. Solo in tal modo si potrà allontanare lo spettro dello scontro di civiltà e assicurare una pacifica convivenza a tutti i popoli della regione.
Fabio Marcelli, vicesegretario associazione internazionale dei giuristi democratici
Pubblicato da Redazione 29-01-2009 08:47
Il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, organo sussidiario dell'Assemblea generale composto di 47 membri tra i quali anche l'Italia, ha adottato il 12 gennaio 2009 la Risoluzione "Gravi violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dovute in particolare ai recenti attacchi militari israeliani contro la Striscia occupata di Gaza"
La risoluzione è stata adottata con 33 voti a favore, 1 contrario (Canada), 13 astenuti (tra i quali i paesi membri dell'Unione Europea).
Nel denunciare le "massicce violazioni dei diritti umani", la Risoluzione fa esplicito riferimento ai principi e alle norme del Diritto internazionale dei diritti umani (basato sulla Dichiarazione universale) e del Diritto internazionale umanitario (Convenzioni di Ginevra), destinate a prevenire la perpetrazione di crimini di guerra e di crimini contro l'umanità.
Il Consiglio ha deciso per l'immediata operatività sul campo dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e di dieci tra Rapporteurs e Rappresentanti speciali, nonché l'invio di una speciale missione indipendente col compito di indagare su "tutte le violazioni del Diritto internazionale dei diritti umani e del Diritto internazionale umanitario": una task-force di investigazione e pressione politico-morale che non ha precedenti.
Segue il testo della Risoluzione
"Le gravi violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dovute in particolare ai recenti attacchi militari israeliani contro la Striscia di Gaza occupata" Il Consiglio diritti umani,
Guidato dai principi e dagli obiettivi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei diritti umani,
Riconoscendo che pace e sicurezza, sviluppo e diritti umani costituiscono i pilastri del sistema delle Nazioni Unite,
Guidato altresì dal diritto all'autodeterminazione del Popolo palestinese e dall'inammissibilità dell'acquisizione di territori tramite l'uso della forza, così come stabilito nella Carta delle Nazioni Unite,
Richiamando la risoluzione dell'Assemblea Generale 60/251 del 15 marzo 2006,
Affermando l'applicabilità del Diritto internazionale dei diritti umani ai Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme est,
Affermando altresì l'applicabilità del Diritto internazionale umanitario, in particolare della Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra, ai Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme est,
Sottolineando che il Diritto internazionale dei diritti umani e il Diritto internazionale umanitario sono complementari e si rafforzano reciprocamente,
Richiamando altresì gli obblighi delle Alte Parti contraenti della Quarta Convenzione di Ginevra,
Ribadendo che ogni Alta Parte contraente della Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra è vincolata a rispettare e assicurare il rispetto degli obblighi che derivano da tale convenzione,
Sottolineando che il diritto alla vita costituisce il più fondamentale tra tutti i diritti umani,
Esprime profonda preoccupazione per la mancata implementazione da parte della potenza occupante, Israele, delle risoluzioni e raccomandazioni precedentemente adottate dal Consiglio diritti umani, in riferimento alla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme est,
Riconoscendo che la massiccia operazione militare israeliana in corso nei Territori palestinesi occupati, in particolare nella Striscia di Gaza occupata, ha causato gravi violazioni dei diritti umani dei civili palestinesi residenti, esacerbato la grave crisi umanitaria nei Territori palestinesi occupati, e indebolito gli sforzi internazionali per il raggiungimento di una pace giusta e duratura nella regione,
Condannando tutte le forme di violenza contro i civili e deplorando la perdita di vite umane nel contesto dell'attuale situazione,
Riconoscendo altresì che l'assedio israeliano imposto alla Striscia di Gaza occupata, inclusa la chiusura dei valichi di frontiera e la riduzione dell'approvvigionamento di carburante, cibo e medicine, costituisce una punizione collettiva dei civili palestinesi e produce conseguenze umanitarie e ambientali disastrose,
1. Condanna con forza le operazioni militari israeliane in corso effettuate nei Territori palestinesi occupati, in particolare nella Striscia di Gaza occupata che hanno portato a massicce violazioni dei diritti umani del Popolo palestinese e alla distruzione sistematica delle infrastrutture palestinesi;
1. Richiede l'immediata cessazione degli attacchi militari israeliani in ogni parte dei Territori palestinesi occupati, in particolare nella Striscia di Gaza occupata, che hanno portato, fino ad ora, all'uccisione di oltre 900 e al ferimento di oltre 4000 palestinesi, tra cui un ampio numero di donne e bambini, e la cessazione del lancio di razzi rudimentali contro i civili israeliani che ha portato all'uccisione di 4 civili e ad alcuni feriti;
1. Domanda alla potenza occupante, Israele, di ritirare immediatamente le proprie forze militari dalla Striscia di Gaza occupata;
1. Richiama la potenza occupante, Israele, a porre fine all'occupazione di tutti i Territori palestinesi occupati dal 1967, e a rispettare il proprio impegno all'interno del processo di pace verso la costituzione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano, con Gerusalemme Est come capitale, che viva in pace e sicurezza con tutti i suoi vicini;
1. Richiede alla potenza occupante, Israele, di fermare la pratica di colpire civili, strutture mediche e il loro personale così come la distruzione sistematica del patrimonio culturale del Popolo palestinese oltre che la distruzione di proprietà pubbliche e private, come stabilito nella Quarta Convenzione di Ginevra;
1. Richiede inoltre alla potenza occupante, Israele, di rimuovere l'assedio e aprire tutte le frontiere per consentire l'accesso, il libero movimento degli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza occupata e la costituzione immediata di corridoi umanitari in conformità con gli obblighi assunti ai sensi del Diritto internazionale umanitario, nonchè di assicurare ai media libero accesso alle zone di conflitto attraverso appositi corridoi;
1. Fa appello alla Comunità internazionale a sostenere la presente iniziativa mirante a porre immediatamente termine all'attuale aggressione militare a Gaza;
1. Sollecita un'azione internazionale urgente per porre immediatamente fine alle gravi violazioni perpetrate dalla potenza occupante, Israele, nei Territori palestinesi occupati, in particolare nella Striscia di Gaza occupata;
1. Fa appello per una protezione internazionale immediata del Popolo palestinese nei Territori palestinesi occupati in conformità con il Diritto internazionale dei diritti umani e il Diritto internazionale umanitario;
1. Urge tutte le parti coinvolte a rispettare le norme del Diritto internazionale dei diritti umani e del Diritto internazionale umanitario e ad astenersi dalla violenza nei confronti delle popolazioni civili;
1. Richiedee all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani di riferire sulle violazioni dei diritti umani del popolo Palestinese da parte della potenza occupante, Israele, attraverso: (a) un rafforzamento della presenza sul campo dell'ufficio nei Territori palestinesi occupati, in particolare nella Striscia di Gaza occupata e il dispiegamento del personale e delle competenze necessarie per monitorare e documentare le violazioni israeliane dei diritti umani dei palestinesi e la distruzione delle loro proprietà; (b) la presentazione di rapporti periodici al Consiglio diritti umani sull'implementazione di questa risoluzione;
1. Richiede a tutti i Relatori speciali pertinenti, in particolare al Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani del Popolo palestinese nei Territori palestinesi occupati dal 1967, al Relatore speciale sul diritto alla salute mentale e fisica, al Rappresentante speciale del Segretario Generale sui bambini nei conflitti armati, al Relatore speciale sulla violenza contro le donne, il Rappresentante speciale del Segretario Generale sulle persone sfollate, al Relatore speciale per un alloggio adeguato, al Relatore speciale sul diritto al cibo, al Relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, al Relatore speciale sul diritto all'educazione e al Relatore speciale sulla povertà estrema, di urgentemente ricercare e raccogliere informazioni sulle violazioni dei diritti umani del Popolo palestinese e presentare i propri rapporti alla prossima sessione del Consiglio diritti umani;
1. Richiede alla potenza occupante, Israele, di cooperare pienamente con tutti i relatori precedentemente menzionati e di rinunciare a qualsiasi ulteriore intralcio al lavoro del Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani del popolo palestinese nei Territori palestinesi occupati dal 1967;
1. Decide di inviare urgentemente una missione internazionale indipendente di 'fact-finding', nominata dal Presidente, per indagare su tutte le violazioni del Diritto internazionale dei diritti umani e del Diritto internazionale umanitario da parte della potenza occupante, Israele, nei confronti del Popolo palestinese in ogni parte dei Territori palestinesi occupati, in particolare nella Striscia di Gaza occupata, come conseguenza dell'attuale aggressione e sollecita Israele a non ostacolare il processo di indagine e a cooperare pienamente con la missione;
1. Chiede al Segretario Generale e all'Alto Commissario per i diritti umani di fornire tutta l'assistenza logistica, tecnica e amministrativa necessaria per consentire alle Procedure Speciali precedentemente menzionate e alla missione di 'fact-finding' di realizzare prontamente e efficientemente i rispettivi mandati;
1. Chiede al Segretario Generale delle Nazioni Unite di indagare sui recenti bombardamenti delle strutture della UNRWA a Gaza, comprese le scuole, che hanno portato all'uccisione di decine di civili palestinesi, tra cui donne e bambini, e di presentare al riguardo un rapporto all'Assemblea Generale;
1. Decide di monitorare e valutare l'implementazione della presente risoluzione alla prossima sessione del Consiglio diritti umani.
Pubblicato da Redazione 29-01-2009 08:49
Palestine – Israel
STOP THE AGGRESSION IMMEDIATELY,
PROTECT THE CIVILIAN POPULATION,
PROSECUTE THE WAR CRIMINALS
Declaration of European Lawyers
People around the world have followed with horror the bombarding of civilian buildings,
schools, and hospitals as well as UN facilities by the Israeli army.
The rocket attacks by Hamas against Israeli civilians have frequently been described as
the cause for Israel’s military aggression. In the meantime it is known, that the attack on
and invasion of Gaza were planned months ago by the Israeli Government. The measures
ordered by the Israeli Government are in any case a violation of international humanitarian
law contained in the 4
th Geneva Convention and the Additional Protocols to the Geneva
Conventions because they are mainly aimed at civilians. Furthermore, they amount to
collective punishment. If indeed Israel could claim any right to self defense against an
occupied territory (and this is unknown to international law), its actions are excessive and
wholly disproportionate. The shelling of civilians by Hamas is also a violation of
international law, even if the scale is far less serious.
The members of the UN Security Council have taken two weeks to finally decide upon the
resolution on 8
th January 2009, calling for an immediate ceasefire in Gaza leading to a full
Israeli withdrawal and the unimpeded provision throughout Gaza of food, fuel and medical
treatment. Until the day of the resolution the Israeli military have already killed 758 people
in Gaza, of whom 257 were children and wounded 3.100 people, 1.080 of them children.
Also essential installations of infrastructure of Gaza such as, hospitals, schools, power
plants, water system have been seriously damaged and will be out of action for a long
period. Installations of the UN in Gaza and a UN truck have been destroyed as well. There
is compelling evidence that the Israeli army has used weapons which are prohibited by
international humanitarian law because of their indiscriminate effects.
2
The Israeli army continues its operations ignoring the Resolution of the UN Security
Council, and has even announced to intensify them. The Israeli Government has refused
to comply with the Resolution.
The lawyers’ association and individual lawyers organized in ELDH demand from the
European Union and their member states
·
To bring to bear immediately all the political and economical means of the EU and
its member states to force the conflicting parties to comply with the UN Resolution
·
To initiate immediately the necessary humanitarian aid program for the Palestinian
people and to support such activities of the UN
·
To immediately become active within the UN Security Council in order to decide
upon the necessary measures, or if this is not possible to convene an emergency
session of the UN General Assembly under Authority of Resolution 337
·
To undertake the necessary steps for the international recognition of the Palestinian
State within the borders of 1967 and for the end of the occupation of Palestinian
territory by Israel, in order to eliminate one major cause of the conflict
·
To investigate and to prosecute in a special UN tribunal all crimes committed in this
conflict
ELDH and its members – as far as possible together with other lawyers and human rights
activists and their associations - will support all activities to end the violence in Israel and
Palestine and in order to eliminate the major reason for the violence, to put an end to the
illegal occupation of Palestine by the Israeli army and Israeli settlers. ELDH will also
support all activities to investigate the crimes committed in this conflict, to prosecute the
responsible persons and to end the impunity of the responsible Israeli politicians and
military personnel. For this purpose a special UN Criminal Tribunal should be established,
and universal jurisdiction should be applied by domestic courts .
ELDH appeals to all lawyers to endorse this declaration, to support other ELDH activities
in this context, and to help the suffering Palestinian people with a donation to one of the
Palestinian humanitarian aid associations. Donations are also possible to the bank
account of ELDH which is a non-profit organization based in Germany (bank account
EJDM e.V.(the German name of ELDH), bank: Postbank AG, Dortmund, IBAN: DE78 4401
0046 0334 6974 62, BIC: PBNKDEFF).
January 2009