E' stata depositata il 04 giugno 2008 la sentenza della Corte d'Appello di Atlanta sulla vicenda dei 5 cubani condannati per l'attività di spionaggio nei confronti degli esuli che organizzavano attentati a Cuba.
Il processo d'appello, per la sua particolarità e per le violazioni di legge avvenute in primo grado, era stato seguito da una delegazione internazionale di giuristi e nella sezione "Internazionali" potete leggere un resoconto a cura dell'avv. Tecla Faranda ("Il processo di Atlanta a cinque cubani").
La sentenza pubblicata ieri, mercoledì 4 giugno 2008, dalla Corte d’appello dell’Undicesimo circuito di Atlanta, sul caso dei cinque agenti cubani arrestati dieci anni fa, costituisce una pagina invero triste della storia giudiziaria e della civiltà giuridica degli Stati Uniti d’America.
Infatti i giudici hanno sostanzialmente confermato la validità delle condanne pronunciate sette anni fa dalla Corte d’assise di Miami e in particolare quella di “cospirazione per commettere omicidio” nei confronti di Geraldo Hernandez e quelle di “cospirazione per commettere spionaggio” nei confronti degli altri quattro imputati.
I giuristi democratici riaffermano che tali condanne sono prive di ogni fondamento giuridico per la mancanza palese degli elementi previsti dalle fattispecie di reato e per quella del nesso di causalità fra le condotte degli imputati e gli eventi. Un solo evento si è in effetti verificato, quanto all’accusa di cospirazione per commettere omicidio, ed è stato l’abbattimento di due aerei dell’organizzazione “Hermanos para el rescate”, che sorvolavano il territorio cubano per l’ennesima volta, dopo ripetuti avvertimenti delle autorità cubane e l’emissione di un avviso da parte dell’amministrazione statunitense dell’Aviazione che invitava a non effettuare tali voli. Ma si tratta di un atto di Stato, suscettibile semmai di reclamo nelle sedi internazionali e che costituisce legittimo esercizio della sovranità territoriale e del diritto alla difesa del territorio nazionale da parte dello Stato cubano. Riaffermiamo altresì l’assoluta insussistenza del reato di cospirazione per commettere spionaggio, dato che i Cinque non sono stati trovati in possesso di alcuna documentazione riservata avente in alcun modo riferimento alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
I Cinque sono stati quindi condannati perché intendevano attuare la prevenzione delle attività terroristiche programmate, organizzate ed attuate contro Cuba a partire dal territorio degli Stati Uniti. Si tratta di un processo politico che ha attuato una profonda e grave distorsione dello strumento giuridico, al solo fine di ribadire la storica avversione dei governi statunitensi nei confronti dell’esperienza cubana e dell’autodeterminazione del popolo cubano, che tali governi hanno sempre inteso soffocare con ogni mezzo lecito ed illecito.
Pur di fronte a tale scandalosa sentenza vogliamo quindi riaffermare a nostra volta l’auspicio che sia data una soluzione politica al caso, con l’immediata restituzione della libertà ai Cinque e l’avvio di una nuova fase delle relazioni fra Cuba e Stati Uniti, che siano finalmente basate sul principio del reciproco rispetto e di una pacifica ed ordinata convivenza fra gli Stati, in conformità ai principi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite.
Roma, 5 giugno 2008
Associazione Nazionale Giuristi Democratici