Il caso De Magistris e la questione dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura.
L'autonomia e l'indipendenza della Magistratura sono principi cardine del nostro ordinamento perché solo una magistratura scevra da controlli da parte del potere esecutivo può garantire una piena tutela dei diritti di ogni cittadino.
Un grave attentato a questo principio, costituito dalla riforma dell'Ordinamento Giudiziario proposta dall'ex Ministro Castelli, é stato appena sventato, quando si ripropone lo stesso attacco attraverso la questione De Magistris, con tanto di intervento del Ministro Mastella, che ne ha chiesto il trasferimento, e con un sorprendente provvedimento di avocazione del Procuratore Generale facente funzioni presso la Corte d'Appello di Catanzaro, che ha sottratto a quel PM le inchieste in corso che coinvolgono anche personaggi in qualche modo collegati al Ministro della Giustizia.
Ora, siamo in attesa che la Corte di Cassazione decida sul ricorso di De Magistris contro l'avocazione e che il CSM si pronunci sulla richiesta di trasferimento del magistrato.
Ovviamente, non siamo in grado di intervenire nel merito delle due questioni, delle quali auspichiamo una pronta soluzione, ma non possiamo non rilevare come i comportamenti del Ministro della Giustizia e del Procuratore Generale facente funzioni possano essere letti come tentativi di ostacolare l'indipendenza della Magistratura, provenienti, questa volta, sia dall'esterno che dall'interno della stessa. E' evidente, infatti, che una richiesta di trasferimento di un magistrato mentre lo stesso ha in corso indagini assai delicate che coinvolgono, a quanto pare, esponenti della politica e delle istituzioni, non solo appare, nella migliore delle ipotesi, del tutto inopportuna, ma finisce per delegittimare le indagini di quel magistrato.
La successiva avocazione, poi, fondata su argomentazioni che, a prima vista almeno, non appaiono tali da legittimare il provvedimento, ha finito per completare il quadro, privando il PM della sua funzione, ma, soprattutto, privando i cittadini del diritto di conoscere in tempi rapidi il risultato delle indagini in corso che rischiano, altresì, di venire paralizzate.
Il provvedimento di avocazione, poi, appare ancora più sorprendente se si pensa che é stato assunto dal Procuratore Generale facente funzioni, che ben conosceva l'imminenza della nomina del nuovo Procuratore Generale , pochi giorni prima che il CSM vi provvedesse.
Tutto ciò deve indurre ad una vigilanza sempre più rigorosa, per scongiurare il pericolo di un ritorno ai tempi in cui le iniziative del PM non andavano mai a toccare i gangli vitali dello Stato.
Crediamo che l'impegno del Governo debba andare nella direzione di occuparsi dei reali, drammatici, problemi della giustizia e che la Magistratura non debba compiacere gli interessi di nessuno.
Torino, 7 novembre 2007
Avv. Roberto Lamacchia
Presidente Associazione Nazionale Giuristi Democratici