La lettera inviata dai Gd sul caso del Comune che aveva stanziato una somma in favore degli indagati in un procedimento per violenza sessuale.
Ill.mo Sig. Sindaco,
l’Associazione Nazionale Giuristi Democratici esprime il proprio disappunto in merito alla Sua scelta di finanziare la difesa di ragazzi imputati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una giovane donna.
Non appare una scelta lecitamente giustificabile come “applicazione del principio di presunzione d’innocenza”, che dovrebbe portare allora il Comune ad intervenire in ogni processo che veda coinvolti suoi cittadini, (e che ne sarebbe, allora dei Suoi cittadini, persone offese dal reato?); né possono essere accampate ragioni di difesa dei non abbienti, qualora sussistenti, per le quali esiste l’istituto del patrocinio a spese dello Stato.
Riteniamo, inoltre, tale scelta, compiuta da chi è capo del Governo del Comune e lo rappresenta, profondamente lesiva non solo della dignità della vittima, ma di tutte le donne che, avendo subito violenza, trovano il coraggio di denunciarla: sono inaccettabili le Sue parole , laddove alla domanda se abbia compiuto qualche gesto di solidarietà anche verso la ragazza vittima di violenza, ha risposto, secondo quanto riferito dagli organi di comunicazione «Non la conosco, non l'ho mai vista in faccia. Non mi ha mai chiesto niente».
Ma detta scelta offende, altresì, la sensibilità di ogni democratico che non può comprendere lo schierarsi di un’istituzione pubblica, in una situazione così delicata e drammatica.
Questa giovane, alla quale va la nostra più profonda e sentita solidarietà, è stata, a causa delle Sue parole, rivittimizzata per la terza volta: la prima, umiliata nel corpo e nella psiche da uno stupro multiplo e brutale e dalle minacce per indurla al silenzio; la seconda quando, avendo trovato il coraggio e la determinazione per la denuncia, il gruppo l’ha attaccata nuovamente, offendendo la sua dignità di donna, “Era un gioco, lei ci stava, era ubriaca fradicia, non è una santarellina. Aveva la minigonna nera e ci ha provocati”, confermando così che la violenza potrebbe essere, a giudizio di costoro, giustificata dall’espressione libera nel vestire di una ragazza come tante, che si fa bella per una festa, riaffermando con quelle parole i più biechi stereotipi maschilisti, giustificativi e discriminatori.
Ella, in quanto rappresentante della collettività, per primo avrebbe dovuto condannare quelle parole, che non esprimevano certamente dissenso e lontananza dal fatto commesso, esprimere solidarietà alla ragazza oggetto delle aggressioni, adoperarsi perché nel Suo paese non fossero socialmente accettate giustificazioni di carattere morale ad un atto di aggressione sessuale fatto su di un corpo considerato merce in esposizione, ed anzi in offerta, un abuso consumato su carne oggetto di piacere, conculcando le scelte e la personalità in costruzione di una giovane donna.
Se Ella in questo si fosse adoperato, se nel suo Comune, a seguito di tale episodio, avesse attivato campagne per combattere la discriminazione di genere nelle scuole, programmi di ascolto e di supporto psicologico e socioassistenziale per coadiuvare le donne che intendono uscire da situazioni di violenza domestica o denunciare episodi di stupro che hanno avuto conseguenze traumatiche sulla loro psiche o vita sessuale, forse avrebbe anche avuto un senso pensare alla futura riabilitazione relazionale e al reinserimento sociale degli imputati di stupro, una volta che la giustizia avesse fatto il suo corso; ma così, signor Sindaco, il Suo gesto appare parziale, ovvero di una parte, quella maschile, ennesima negazione del fatto che la violenza sulle donne sia un problema politico e non personale, di costume e non relazionale, di sesso e non di genere.
Per questo La invitiamo, qualora, come si auspica, la Sua Giunta revochi la decisione di stanziare denaro pubblico in favore dei ragazzi imputati di stupro, a destinare quel denaro alla promozione di politiche di sensibilizzazione sulle discriminazioni di genere nelle scuole ed a istituire programmi di supporto per le vittime di violenza, come risarcimento sociale per le donne che silenziosamente subiscono violenze e discriminazioni, dentro e fuori dalla famiglia, anche nella Sua comunità.
Avv. Roberto Lamacchia
Presidente Associazione Giuristi Democratici