Comunicato sulla protesta dei detenuti che ricomincerà il 18 ottobre 2004
ll 18 ottobre ricomincia la protesta pacifica dei detenuti nelle carceri italiane.
La richiesta di attenzione al tema generale delle condizioni di vita carceraria, avanzata in questa occasione in particolare dalla associazione Papillon, merita ascolto da parte della collettività e un mutamento di prospettiva politica capace di incidere davvero sui fenomeni che determinano il continuo aumento della popolazione detenuta e il peggioramento inevitabile delle modalità di detenzione.
E' necessario sottolineare come la legge Bossi-Fini ( ma anche la precedente normativa, sia pure in misura più contenuta ), da una parte, e la legislazione in tema di stupefacenti, per ragioni diverse, rappresentano i principali meccanismi normativi che determinano il riempimento delle carceri di immigrati e di tossicodipendenti, che rappresentano ormai la maggior parte della popolazione oggi detenuta.
Finchè non si interverrà sul meccanismo di ingresso delle persone migranti,evitando di destinarle ad un futuro certo di illegalità se non regolari al momento dell'ingresso nel territorio italiano, il flusso migratorio renderà sempre più drammatico il carcere, contenitore privilegiato di una marginalità sociale esclusa anche dai circuiti premiali previsti dall'ordinamento penitenziario.
Per migliaia di detenuti la pena non potrà mai essere tesa al reinserimento sociale, ma solo all'esclusione. E al sovraffollamento non ci sarà altro rimedio se non la costruzione di un numero indeterminato di nuove carceri, magari con gestione privata delle stesse.
Sotto altro profilo, la presenza massiccia di detenuti tossicodipendenti evidenzia la necessità di interventi coraggiosi, che sperimentino la possibilità di scelte alternative, quali la liberalizzazione delle droghe leggere e la somministrazione controllata di sostanze quali l'eroina, nel tentativo, che però è ineludibile , di spezzare il legame tra il consumo del narco-traffico e le organizzazioni criminali, per le quali la risposta punitiva verso il soggetto
tossicodipendente, come voluta nel disegno di legge Fini, rappresenta, nella migliore delle ipotesi, un evento del tutto indifferente.
E poi ci sono immediati e urgenti interventi concreti da realizzarsi, in tema di sanità penitenziaria, di aumento degli organici del personale,con particolare riferimento a educatori, psicologi,mediatori culturali, la costruzione di alloggi per ex-detenute e detenuti, per coloro che possono beneficiare di misure alternative, la costruzione di una rete di opportunità e protezione sociale che permetta di utilizzare al meglio le misure alternative alla detenzione,ecc.
E, infine, il tanto atteso e promesso provvedimento di clemenza, che andrebbe
approvato per il solo fatto di essere stato assicurato più volte alle persone detenute, a cui è stato dato in cambio il quasi inutile provvedimento di sospensione dell'esecuzione della pena ( cd.indultino ) e che potrebbe al momento alleggerire il problema della scarsa vivibilità all'interno degli istituti.
Ma con l'avvertenza che un provvedimento di tal natura non è un rimedio, e che in assenza di altri e più strutturati interventi in poco tempo tutto tornerebbe come prima.
Associazione Nazionale Giuristi Democratici