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Diritto di critica, neonata rivista dell'associazione, ha cadenza quadrimestrale. Per abbonamenti, trasmettere via fax al n. 0823.753026 nominativo e indirizzo al quale inviare la rivista unitamente a copia del versamento della quota annuale di Euro 30,00 sul c.c.p. 49121346 (ABI 7601 - CAB 74780 - Ufficio postale di Arienzo CE) intestato a Associazione Melagrana Onlus con causale "abbonamento a diritto di critica".
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dal n.0, luglio 2004
DIRITTO DI CRITICA: muoviamo i primi passi in un territorio nuovo
di Carmine Malinconico
In questi anni nei quali la nostra esperienza è cresciuta in modo vorticoso, e talvolta disordinato, per lungo tempo non abbiamo avvertito l'esigenza di dare sistematicità e visibilità alla gran mole di riflessioni e di analisi che abbiamo prodotto direttamente con il nostro lavoro o abbiamo sollecitato in altri soggetti che con noi entravano in relazione.
Abbiamo, a lungo, privilegiato l'impegno politico sui temi di maggiore attualità, consapevoli che l'opera di ricostruzione di un pensiero critico sul diritto e sulla giustizia presupponeva innanzitutto la capacità di respingere, punto su punto, tema su tema, l'attacco che la nuova destra portava, senza remore, a quel livello di civiltà giuridica che eravamo abituati ad immaginare come nostro ambito di riferimento.
Affinare questa capacità, imparando ad essere tempestivi ed efficaci, è stato l'impegno principale che abbiamo chiesto a noi stessi per alcuni anni, con esiti credo lusinghieri, e se oggi siamo diventati "grandi" lo dobbiamo in larga misura ai risultati che abbiamo ottenuto nel rappresentare una voce critica e alternativa sui temi che hanno animato lo scontro politico sulla giustizia in questi anni. Certo, si poteva fare di più e meglio, ma questo è sempre vero, per ogni attività umana.....Quel che abbiamo fatto mi pare sia stato fatto bene ed in modo produttivo.
Circa un anno fa, poco prima del congresso di Bologna, si è diffusa, tra di noi, la percezione che il lavoro svolto, in una parte non secondaria, sebbene legato allo scontro sui temi della giustizia, poteva costituire, se depurato degli elementi più contingenti, un insieme di riflessioni di respiro ampio, utili a ricostruire il sostrato analitico di una concezione critica, "di sinistra", della giustizia e del diritto.
Come se, sorpresi per primi della nostra stessa capacità di "fare cultura", avessimo d'improvviso compreso che bisognava fare una passo in avanti, vincendo paure e timidezze del tutto ordinarie in chi non fa il teorico di professione.
Potevamo, insomma, anche noi concorrere all'opera in corso, e che altri soggetti più strutturati e con più storia di noi avevano già iniziato, di ricreare un circuito virtuoso di produzione teorica ed analitica non condizionato dalle urgenze politiche, che non lavorasse solo per l'immediato.Ma anche che non fosse pura accademia: se riflettere in termini teorici più generali per noi ha un senso non è certo quello del puro e astratto speculare.
Siamo infatti convinti, tutti, che sconfiggere la destra significa sconfiggere la cultura che la destra ha espresso, e che si è diffusa nella società tanto da arrivare a lambire anche aree politiche e culturali diverse, condizionandole talvolta in modo esplicito. Cultura contro cultura, dunque, scelta di parte esplicita per una ricerca non neutra, ma volutamente orientata a dotare la cultura critica di strumenti analitici e teorici utili a contrastare l'involuzione del pensiero giuridico e a delineare i percorsi di una alternativa di società che sappia affrontare anche il rapporto tra giustizia e liberazione, tra diritto e piena realizzazione dell'uomo.
Tuttavia, nell'affrontare il piano della ricerca teorica non dovevamo dismettere i nostri abiti: eravamo e restiamo una associazione "politica", fatta da operatori del diritto che ambisce a coinvolgere l'insieme delle forze sociali, politiche e culturali democratiche in un progetto sulla giustizia e sul diritto di segno progressivo, inserito in un più generale progetto di alternativa di società.
Riflettere, teorizzare, ricercare è per noi dentro questo percorso, e mai avulso da esso.
Detto questo, fatta questa doverosa premessa, sapevamo di non aver certo cancellato le preoccupazioni che ci avevano assalito allorquando pensammo che fare una rivista fosse il modo più logico ed utile per dare corso a questa nuova intenzione.
Una rivista è impegnativa, faticosa, complessa.
Vero è che gli operatori del diritto hanno, in genere, una buona frequentazione con la scrittura, ma la padronanza relativa del mezzo non garantisce la bontà dei contenuti. Mettere per iscritto le proprie riflessioni, riversandole in un oggetto che si separa in modo definitivo dal suo produttore per vivere una vita autonoma ed entrare nell'esperienza di altri, espone a molti rischi. E nessuno fa sconti per il fatto che chi scrive non è un teorico di professione, un accademico o un ricercatore (anche se tra di noi vi è qualche ricercatore per professione, fortunatamente...).
Quel che tuttavia ci ha sostenuto, e ci ha fatto superare remore e timidezze, è stata la consapevolezza che le cose che dicevamo non erano né banali né scontate.
Sul processo penale, sulle vittime del reato, sul processo del lavoro, sull'ordinamento giudiziario, sulla difesa dei meno abbienti, si diritti dei popoli e la crisi del diritto internazionale, sulla crisi della giustizia, sul rapporto tra diritto e politica, sul principio di legalità e su tante altre questioni abbiamo detto e scritto cose talvolta del tutto nuove, talvolta in sintonia con riflessioni di altri, ma sempre cercando di mantenere rigore e spirito critico.
Senza nessuna presunzione o arroganza, ma anche senza inutile modestia, siamo consapevoli di rappresentare un'esperienza che ha conquistato sul campo l'autorevolezza per intervenire anche nel dibattito teorico, e che alla comune riflessione a sinistra sulla giustizia ed sul diritto può dare un contributo creativo.
Un peccato di orgoglio? Vedremo....
Per ora ci sperimentiamo con un numero 0 di rivista.
Il carattere sperimentale dell'opera risulterà chiaro a tutti, non tanto nei contenuti, trattandosi in gran parte di riflessioni già note, quanto nella veste grafica, nell'impaginazione, nella organizzazione generale che ha sorretto quest'opera.
Il progetto di rivista è stato pensato, progettato, assemblato e realizzato a Napoli, e certamente è da considerarsi un limite il fatto che siano stati coinvolti nell'opera pochi membri dell'associazione, pochi anche rispetto al numero, ben più consistente, di quelli che hanno dato la loro disponibilità a collaborare nella redazione.
Va considerato che la rivista è stata costretta tra la campagna elettorale e la scadenza dell'assemblea di Gaeta, per cui ha dovuto bruciare, in circa 15 giorni, i tempi redazionali e tipografici, e ciò sarà andato a scapito della qualità e della completezza.
Inoltre, numerose questioni sono state tralasciate o rinviate a un dopo più ordinato e stabile. Ad esempio, il rapporto con l'editore, ossia con le edizioni Melagranaonlus, che si è assunto l'onere di editare e distribuire la rivista, quando saranno formalizzati gli abbonamenti, per i quali già troverete, in questo numero, le necessarie indicazioni; oppure il rapporto con il direttore responsabile, il giornalista del Mattino, Francesco Romanetti, responsabile esteri del quotidiano napoletano, il quale, informato della natura e delle caratteristiche della nostra impresa, non solo non ha avuto problemi ad accettare la responsabilità che gli abbiamo richiesto, ma ha anche espresso la volontà di non essere un semplice dato formale, cosa che noi, conoscendo la sua sensibilità sui temi dei diritti dei popoli, riteniamo una fortuna.
Così come abbiamo rinviato ad un dopo, che crediamo fortemente ci sarà, la questione fondamentale del coinvolgimento più ampio possibile dell'Associazione nella progettazione e redazione della rivista. La scommessa è che l'insieme della nostra Associazione senta la rivista come una cosa propria, un proprio strumento, e ne assuma la responsabilità. Questo significa che niente di questo primo, sperimentale numero è definitivo e tutto potrà essere cambiato e migliorato, secondo l'apporto critico che le varie realtà sapranno esprimere, sia sugli aspetti formali e grafici, sia nei contenuti e nella organizzazione generale del lavoro.
Tutto tranne la scelta di dare vita alla rivista e, consentiteci questo piccolo vezzo, il nome della stessa. Diritto di Critica ci è sembrato oltre che bello, volutamente un po' provocatorio, senza esagerare....
Nessuno si illude che le fortune di una rivista siano legate al suo nome, ma quanto meno avremo, forse, il pregio dell'originalità e questo, in tempi come i nostri, davvero non è cosa da poco.
INDICE NUMERO ZERO
Alle lettrici e ai lettori di "diritto di critica" di F. Romanetti - pag. 5
Diritto di critica: muoviamo i primi passi in un territorio nuovo di C. Malinconico - pag. 7
L'esperienza dei GG DD negli ultimi quattro anni di D. Bruno - pag. 11
Forum: la ricerca di un luogo comune a sinistra per la discussione e l'iniziativa sui temi della Giustizia - pag. 22
Contributo di Sergio Pastore, responsabile giustizia Comunisti Italiani - pag. 24
Iraq: il potere criminale, la guerra e il diritto di F. Marcelli - pag. 29
Appunti per una riflessione critica sul processo penale di D. Bruno - pag. 54
Diritto e processo del lavoro di R. Lamacchia - pag. 68
Ordinamento giudiziario di R. Miraglia - pag. 77
Il dissestamento dell'attuale sistema istituzionale e la ricerca di metodi alternativi di composizione del conflitto. La mediazione penale di A. De Nunzio - pag. 83
La legge e la pena. Ovvero il linguaggio universale del capitale di C. Malinconico - pag. 100
Pubblicato da Redazione 21-05-2005 04:37
n. 00, aprile 2005
Editoriale
Un compito difficile ma stimolante di R. Lamacchia
Studi
Esercito senza bandiere e senza regole: profili di diritto interno ed internazionale del mercenariato militare di N. Canestrini
Il limite tra l'autodeterminazione femminile ed il diritto alla vita: la legge sulla procreazione assistita di A. De Nunzio
Saggi
Il principio supremo di laicità dello stato e libertà di religione tra provvedimenti giudiziali e proposte di legge di R. Conte
Introduzione al diritto alla protezione dei dati personali di J. Monducci
Rassegne
E' democratica la Costituzione Europea? di R. Lamacchia
Brevi note in materia di normativa europea antiterrorismo di D. Bruno
Una riforma da rifiutare: modifiche alla parte II della Costituzione di L. Carlassare
La separazione delle carriere tra politica e diritto di F. Cascini
Legge Gasparri e normativa sul sistema radio-televisivo di M. Cavallo